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L’orientarsi è una dimensione fondamentale del comportamento umano:
si orienta un bambino, un giovane, un adulto, un anziano; giorno
dopo giorno, nei momenti cruciali dell’esistenza e in quelli
quotidiani, nelle varie attività.
Ci si orienta quando si affronta
un viaggio quando si fa una scelta politica, quando si fa la spesa,
quando si cerca un lavoro, quando si scelgono gli amici, quando si
affronta una malattia ecc.
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L’orientarsi emerge abitualmente in ogni situazione esplorativa,
problematica e soprattutto nelle situazioni di emergenza, decisive e
a volte drammatiche della vita.
La realtà complessa dell’attuale momento storico e degli scenari che
si profilano davanti a noi pongono significativi interrogativi. |
Può infatti un cittadino di un qualsiasi Paese evitare di
confrontarsi con la complessità del mondo?
Può cercare di non sapere, di non vedere, di non tener conto di
leggi, regole, convenzioni?
Evidentemente no.
Può, ancora, un cittadino stare al mondo con un solo codice
linguistico, con un unico ambito di relazioni sociali, con un solo
strumento di comunicazione?
Con i soli riferimenti alle informazioni locali, con un’unica
localizzazione della propria esistenza, con una sola modalità di
trasporto?
Evidentemente no.
L’identikit del cittadino d’oggi lo descrive attrezzato di una
pluralità di linguaggi e strumenti di comunicazione; in grado di
accedere a informazioni diversamente veicolate, diversamente
finalizzate e strutturate; in grado di collocarsi in luoghi e
situazioni diverse decifrandone le rispettive identità, regole,
convenzioni; in grado di muoversi per il mondo con strategie
diverse; in grado di appartenere a una pluralità di gruppi; in grado
di assumere responsabilità pubbliche.
In grado, in sintesi, di continuare ad apprendere, per riuscire a
modulare i propri atti e i propri comportamenti in un rapporto
efficace con una realtà che cambia rapidamente.
Un cittadino complesso, quindi, per un mondo complesso.
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